domenica 14 febbraio 2010

Ricerche

Prime testimonianze dell'uso dell'aereo a scopo cartografico nelle colonie italiane in Africa (1)

La 1° Flottiglia Aeroplani di Tripoli giunse in Libia nell'ottobre del 1911, al comando del Cap. Carlo Maria Piazza. Ad essa furono assegnati 11 ufficiali piloti, 30 uomini di governo e 9 aeroplani: 2 Bleriot monoposto, 3 Nieuport, 2 Farman e 2 Etrich, tutti biposto. La grande stabilità di quest’ultimo velivolo ne faceva uno strumento ideale per la ricognizione in quanto permetteva al pilota di distogliere le mani dai comandi per usare il binocolo e tracciare schizzi.
Il compito dei piloti era di compiere ricognizioni in territorio nemico per scoprire entità e spostamenti delle forze nemiche. La prima missione venne compiuta dal comandante della spedizione, Capitano Carlo Maria Piazza, il 23 ottobre con un Blériot, la seconda dal capitano Riccardo Moizo, lo stesso giorno con un Nieuport.
 Nel novembre 1911 per le esigenze operative del fronte, furono mobilitate tre squadriglie. La prima venne destinata a Bengasi,composta da 5 ufficiali piloti, 30 soldati e 3 velivoli (Bleriot, Fairman e Asteria) mentre le altre due erano composte da 8 aviatori civili volontari con 9 velivoli Bleriot e Fairman e vennero destinate l'una Derna e l'altra a Tobruk al comando dell'On. Montù.
Le prime ricognizioni aeree effettuate in Libia avevano messo in evidenza la mancanza di informazioni esatte sulla dislocazione del nemico ma soprattutto l'imprecisione delle carte topografiche a disposizione. Iniziò così una serie di osservazioni aeree che venivano svolte a vista dal pilota e da un ufficiale che saliva a bordo in funzioni di osservatore. Le notizie fornite dalle ricognizioni fecero si che nel gennaio 1912, prima di ristampare il foglio al 200.000 della zona di Tripoli, si decidesse una serie di missioni cartografiche regolari a sud del parallelo di Ain-Zara per correggere gli errori della carta topografica e arricchirla di particolari. Ostacolati spesso dal cattivo tempo i voli si svolgevano a bassa quota per determinare l'andamento altimetrico del terreno. Il lavoro dell'osservatore consisteva essenzialmente nel tracciare a mano libera su un foglio gli elementi topografici visibili dall'alto ed in particolare nel riconoscere le località note e riportarne la posizione dei punti sulla carta in base ai tempi di percorrenza dell'aereo. Ciò permetteva di ottenere un documento che poteva ritenersi discretamente attendibile, pur non costituendo in realtà una vera e propria carta rilevata.
Nell'Archivio storico dell'Istituto Geografico Militare di Firenze è presente uno schizzo disegnato a mano in due colori a tratteggio di cm 67X55,5, realizzato nell'aprile del 1912, ad opera del Capitano pilota Moizo. Le distanze segnate sulla carta, conservata presso l’Archivio Storico dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, sono calcolate approssimativamente tenendo conto dei tempi di volo dell'aeroplano.
Fu per documentare con maggiore precisione i risultati delle ricognizioni che il Capitano Piazza decise di sistemare nel suo aeroplano una macchina fotografica Bébé Zeiss del genio Aeronautico con l'obiettivo rivolto in basso, in modo da ottenere un'immagine in pianta. Poiché non era possibile effettuare in volo il cambio della lastra con una sola mano, per ogni missione si otteneva una sola fotografia. La prima missione aerofotografica fu effettuata il 24 gennaio 1912 dal Cap. Piazza che fotografò gli accampamenti nemici di Suani Beni Adem.
In seguito a queste prime esperienze, nel 1918 fu allestito per il Governo della Tripolitania un foglio in nero di cm.54x54 alla scala di 1:50.000 della zona di Misurata, che riporta anche due cartine sussidiarie di Misurata e Misurata Marina, molto importanti perché rappresentano il primo tentativo di carte ricavate con l'ausilio di fotografie aeree realizzate dalla quota di 200 metri. Nello stesso anno fu realizzato, anche per la zona di Zliten, un foglio alla scala 1:50.000 di cm.54x54, contenente i rilievi di Zliten città e Zliten marina. Questi rilievi furono realizzati con foto aeree eseguite dalla quota di 1.450 e 1.800 metri.
Nel decennio successivo proseguirono le sperimentazioni sull'utilizzo della fotografia aerea per il rilievo cartografico delle colonie con la realizzazione, nel dicembre 1923 di un rilievo fotografico della zona di Marsa-El-Brega, ad opera del Ten. Achenza del comando dell'Aviazione in Cirenaica per ordine del Governo della Cirenaica e sotto il controllo dell'ufficio studi, il cui risultato fu un foglio in scala 1:10.000 a un colore in nero della dimensione di cm 33,5x29
Negli anni 1923-24-25-26 furono realizzati i rilievi per l'individuazione delle principali vie di comunicazione della Cirenaica sotto la supervisione del Colonnello De Agostini e fu compilata una carta alla scala 1:100.000 in un foglio di cm. 79x57. Tutti gli originali delle carte realizzate sono conservati nell'Archivio storico dell'Istituto Geografico Militare di Firenze.


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domenica 7 giugno 2009

Ricerche

Il cibo come elemento di identità culturale nel processo migratorio.

Migrare implica non solo uno spostamento territoriale, un cambiamento fisico dei luoghi e delle persone con le quali si sono instaurati solidi legami, ma anche passare da una cultura, la propria, ad un'altra. Nel lento processo di scambio interculturale che la migrazione presuppone, passaggio destabilizzante ed incerto, il cibo con il suo potere evocativo di luoghi, persone e momenti particolari, contribuisce in maniera determinante ad affermare l'identità dell'individuo e del gruppo etnico a cui appartiene, a lenire il dolore dell'abbandono degli affetti. Allo stesso tempo il pasto, in quanto rappresenta un momento d'incontro il cui centro è legato ad un'esperienza sensoriale immediatamente percepibile e che non ha bisogno di mediazione per essere compresa, può agire da tramite tra le culture, favorendo l'interazione tra individui diversi. Ma se il cibo favorisce il contatto tra le culture, esso non ne esce indenne e subisce cambiamenti correlati ai tempi e ai modi dell'incontro in una contaminazione spesso multiforme e arricchente.

di Riccardo Pravettoni

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domenica 5 aprile 2009

Ricerche

L'immigrazione romena nella città di Milano

La ricerca si propone di mostrare come il fattore spaziale vada assumendo un ruolo sempre più importante nella determinazione delle dinamiche di popolamento e nell’interpretazione dei flussi migratori. Si procederà, dunque, con metodo deduttivo, partendo da un’indagine che avrà come obiettivo ultimo l’analisi della dislocazione dell’immigrazione romena nel tessuto urbano milanese. La scelta di focalizzare l’attenzione sul gruppo di migranti romeni è dovuta alla loro costante e progressiva crescita nel nostro paese a partire dalla prima metà degli anni Novanta. L’analisi incrociata dei dati Istat e dell’anagrafe di Milano permette di quantificare il flusso migratorio proveniente dalla Romania e di determinare con precisione le aree del capoluogo lombardo dove esso va concentrandosi. L’esame del contesto urbano milanese può anche possibile risalire ai motivi per i quali ricreare le specificità nazionali e regionali dei problemi aperti dall’immigrazione ed evidenziare i processidi risignificazione di determinati luoghi.


di Benedetta Guerriero

domenica 29 marzo 2009

Ricerche

Ageing, Immigration and Health in Milan: The Giambellino

Situato nel quadrante sud-ovest di Milano, il quartiere Giambellino condensa oggi tutte le problematiche legate alla ristrutturazione della città contemporanea, e nello specifico delle sue periferie e dei quartieri popolari, sotto la spinta di forze globali. Questo fenomeno si esplicita in una forte rivalutazione delle aree cittadine centrali e semicentrali, ma ha come contropartita la creazione di zone, non necessariamente periferiche, in cui si concentrano elementi di criticità dal punto di vista sociale, edilizio e urbanistico. Il Giambellino ne è un esempio. All'interno di una zona relativamente ristretta coesistono, infatti, situazioni di marcata contraddizione: nuclei edilizi fortemente degradati sono immediatamente adiacenti a quartieri abitati da una popolazione dallo status sociale elevato o elevatissimo.

  
di Luca Vailati e Maristella Bergaglio

sabato 28 febbraio 2009

Ricerche

La presenza romena a Milano

I rapporti tra Italia e Romania, soprattutto a partire dalla Prima Guerra mondiale, sono sempre stati molto intensi. Se inizialmente erano questioni diplomatiche e politiche a legare i due paesi, con il crollo del regime di Ceauşescu, a prevalere sono stati i legami economici. In una seconda fase si focalizzerà l’attenzione sulla Lombardia e sul Milanese, aree che nel corso degli anni hanno registrato una crescita numericamente consistente dell’immigrazione romena. Si mostrerà come, delle nove zone di decentramento in cui risulta suddivisa Milano, ben tre si caratterizzano per una presenza romena numericamente sempre più importante.


di Benedetta Guerriero e Maristella Bergaglio

domenica 22 febbraio 2009

Ricerche

Le frontiere interne della città globale

Ciò che un tempo veniva chiaramente indicato con il termine “periferia”, oggi ha perso l'antica determinatezza. Non sempre infatti ad una posizione spazialmente periferica corrispondono quelle caratteristiche territoriali e sociali che eravamo abituati ad attribuire alla periferia. Anzi, oggi il termine ha subito un vero e proprio spostamento semantico, passando da un'accezione prettamente spaziale ad una “esistenziale”, da “periferia geografica” si è passati a “periferia sociale” che oggi non si disegna più attraverso il lento degradare delle esternalità urbane, della rendita urbana e dei redditi dei residenti, ma rappresenta il luogo di confine dove esclusione sociale e culturale si assommano in una spirale negativa.  Questo lavoro ha vinto il premio come "Poster più comunicativo" alla VIII Edizione delle Giornate di Studio sulla Popolazione della Società Italiana di Statistica, Gruppo di Coordinamento per la Demografia, Milano 2009.


di Luca Vailati e Maristella Bergaglio

domenica 11 gennaio 2009

Ricerche

Population Growth in China

By the nineteenth century China’s history was characterised by continuous wars, revolution and famines and the nation had become politically and economically weak in spite of its long and rich cultural tradition and his past rich civilisation. Accordingly, before 1950 China had demographic characteristics of a pre-modern society with high mortality and high fertility rates. This situation produced certain stability in population size or, at least, lead to a slow increase.
With the return of peace, after the foundation of The People’s Republic of China in 1949,China entered its demographic transition: first mortality began to fall rapidly and second, fertility remained for many years at about an average of six children per woman. As a result of this China experienced rapid population growth due to the high number of children born, to a sharp decline of infant mortality rate and to the increase of life expectancy at birth.
Figure 1 : Crude Birth Rate and Crude Death Rate in China from 1952 to 2000.


It can be seen from Figure 1 that a sudden and continuous decline of Crude Death Rate has taken place since 1950 and from 1949 to 1957 CDR was reduced by almost half. After the crisis period in 1958 (The Great Lap Forward) and the following three years famine period, CDR continued to decline steadily and reached a low level of below seven per thousand in the 1980’s and maintained this level with small fluctuations in the 1990’s.

In the last decade of 1900, China’s Mortality level is among the lowest in the developing world. As is shown in Figure 2, the Infant Mortality Rate has dropped rapidly over the last four decades and that the greatest reduction happened in the 1950’s and 1960’s. Infant mortality rate is an important indicator because is generally agreed that it is related not only to health and mortality situation but also to the level of development of a nation since it is very sensitive to socio-economic changes and to women’s education level.



Figure 2 : The Infant Mortality Rate in China.


According to Table 1, from an estimate of figure of about 35 years before 1949, Life Expectancy at Birth in China has shown a large increase within a short period of time. In 1973 it was about 64,5 years and in 2000 it reached over 71.

Table 1 : Life Expectancy at Birth in China (1949-2000)



From 1950 China has had a period of high fertility with the Total Fertility Rate around six Children per woman. As can be seen in Figure 1, between 1958 and 1961, mainly because of policy errors and nation-wide natural calamity, China experienced a period of famine that lead to a large drop in fertility and a large excess of deaths. This period of crisis was followed by a recovery period in which fertility rate increased rapidly and reached a peak in 1963 because of compensatory childbearing after the famine.
As a consequence of these demographic changes, China had to manage the problem of improving health, education and life quality for an ever large number of people with an economy that is still weak and inadequate resources. For this reason in 1970 the Government formulated the first anti-natalist policy named ‘later-longer-fewer’, and that promoted later births, longer spacing between births and fewer births. This policy was followed in 1979 by the family planning program ‘one-child policy’.
As it is shown in Figure 3, from 1970 fertility declined rapidly in China to an average of about 2.5 children per woman in 1980 and, after a period of significant fluctuations in the 1980’s, went below the replacement level in 1990 with 1.84 children per woman. China experienced its demographic transition in a society with a relatively low level of socio-economic development but progressed with unprecedented speed due to strong government supported programmes for public health, birth control policies, institutional changes and social reform.
China is the largest country of the world by population with 1.277.558 people in 2000 with a growth rate of 0,9% per year.

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